In questi giorni oscillo tra la ferrea volontà operativa e la completa passività verso l'incontenibile ansia che mi assale tutte le notti appena mi sdraio nel letto.
Vivo tra samadhi e bhakti, tra sforzo e abbandono, tra forza precisamente indirizzata e non direzione, tra posture (e azioni) e contro-posture (non azioni).
Quando sono lì che mi rigiro nel letto con la tachicardia e i pensieri più ipocondriaci del mondo penso sia che devo reagire a tutto questo con decisione e razionalità, sia che forse l'unico modo di uscirne è passarci in mezzo lasciando che succeda senza opporre resistenza.
Quando è tutto così estremamente o bianco o nero, è impossibile che la verità stia nel mezzo.
Forse è solo da una parte che non c'entra niente nè col bianco nè col nero nè tantomeno col grigio.
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1 commento:
Secondo me la verità sta piuttosto nell'origine dell'incontenibile ansia, i pensieri ed il tormento che questa genera sono tracce da seguire a ritroso, sono "pietre lanciate oltre il limite del mondo".
Scusa l'intromissione.
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