29.6.09

Ora ho chiuso quella più grossa...

Volenti o nolenti, consapevoli o no, il lavoro costituisce una grossa fetta delle nostre vite ma influisce anche davvero pesantemente sulla percezione del sè.
Essere soddisfatti sul lavoro, economicamente o professionalmente, ci fa sentire bene, delle persone arrivate, in qualche modo risolte perchè confermate dall'ambiente lavorativo.
Allo stesso modo, essere frustrati dal proprio lavoro ci distrugge l'autostima, ci fa sentire il bisogno, per contrasto, di dimostrare ancora di più il nostro valore, di metterci tutto noi stessi, di fare di tutto per far capire quanto siamo bravi.
Almeno io funziono abbastanza così.
In ciascuno dei due casi, togliere il nostro lavoro dalla nostra vita e spazio mentale è disorientante, spiazza, ti fa pensare: e adesso??
Questo perchè tendiamo molto spesso a identificarci con quello che facciamo, anzichè con ciò che davvero siamo, il fare è molto più visibile e concreto dell'essere e per comodità ci autodefiniamo "un'insegnante", "un consulente", "un'impiegata", "un'insegnante di yoga". Tolto il fare, quindi, un po' di vuoto ci si apre sotto i piedi.

Tutto questo per dire che da qualche mese cercavo abbastanza assiduamente lavoro e nella mia mente avevo già deciso di cambiare. Peccato che nel momento in cui ho davvero firmato mi sono tremate le gambe: ma chi me lo fa fare, sono comoda, alla fine chi se ne frega della carriera, ma chissà se di là sarà meglio...
Paura. Caga pura. Cambiare, mettersi alla prova, soprattutto dopo quasi 5 anni nello stesso posto. Un po' come la sindrome di Stoccolma rivaluti i pregi e sminuisci i difetti del posto che stai per lasciare.

Grazie al cielo la paura è risultata inferiore all'adrenalina del scegliere per crescere, per scoprire cose nuove di me, per imparare e non spegnermi.
Ho dato le dimissioni.

La cosa più curiosa di questa situazione è la varietà di reazioni alla notizia -per un'azienda medio-piccola e pettegola comunque un ghiotto scoop-:

Sorpresa/o
Ma davvero??? e come mai??

Misto-finto-triste
Ah cavoli...mi dispiace...però sono contenta/o per te...

Altruista
Che bello! congratulazioni! sono contenta/o per te!

Invidiosa/o
Variante A: Ah beh, vai a Milano...che sbattimento...
Variante B: Beata te!

Soddisfazioni
Mi dispiace che te ne vai perchè ti stimo davvero come collega...

Mi sento un po' come l'elefante della famosa storiella: da cucciolo vieni legato a un palo con una corda. La corda negli anni è sempre la stessa ma tu sei diventato 10 volte tanto e potresti spezzarla in un niente ma non lo fai solo perchè sei sicuro che sia inevitabile.
Il fatto che abbia semplicemente detto "Basta", per qualcuno ha dell'incredibile...lo trovo curioso, no?

25.6.09

Sono svolte

Ma certo!! Ora è tutto chiaro!!
Ho consapevolizzato mentre completavo la mia libreria su Anobii che all'età di 10 anni ho iniziato a leggere i fumetti di Mafalda diventandone una fan assoluta!
Ecco da dove arriva tutto il mio idealismo e la mia incazzatura col mondo!

Chiusa un'altra parentesi

Ieri sera ultima lezione del mio corso di yoga, fare un bilancio è abbastanza scontato.
Sono grata per aver avuto la possibilità di farlo. E' impareggiabile la soddisfazione di sentirsi dire che grazie alle mie lezioni:
"non ho più quel mal di schiena"
"adesso arrivo quasi a toccarmi le caviglie!"
"all'inizio dell'anno non riuscivo nemmeno a stare seduto nella posizione del loto"
"le insegnanti di mia figlia dicono che ha cambiato portamento da quando fa yoga ed è anche molto meno timida"

Nessuno stipendio, nessun ruolo manageriale, nessun risultato professionale, credo, mi darà mai la consapevolezza di aver fatto qualcosa di così utile e buono, che davvero fa stare meglio le persone, che davvero fa cambiare qualcosa, seppur piccola.

Alla richiesta di ricominciare subito a settembre io ho dovuto rispondere che con la mia nuova prossima vita non posso prendere impegni, non ho idea di come sarà e se avrò spazio per insegnare ancora.

Anche se non lo farò più, comunque, sono e sarò davvero riconoscente di quello che è stato quest'anno. E coltivare la gratitudine aiuta a essere più felici, giuro.

24.6.09

L'attesa della liberazione

Quando hai una roba che vorresti urlare ai quattro venti e non puoi,
quando vorresti spaccare tutte le catene ma devi subire ancora un po' di schiavitù,
quando vorresti fare la linguaccia a tutte le persone che incontri e dire "io sono un filo più libera di voi adesso!!" ma non è ancora il momento,

come fa a non venirti un blocco alla gola??

16.6.09

Anahata

Stasera la DonnaElfo mi ha fatto riflettere sul concetto di parlare col cuore (oddio, suona molto Tamaro detta così...).
Il discorso era centrato su litigate, soprusi, frustrazioni subite e inflitte di questo periodo.

In effetti quando si parla col cuore l'interlocutore viene disarmato, dalla cattiveria, dalla smania di potere, dalla volontà di infliggere dolore. Mentre ero in macchina riflettevo sul perchè questo succeda.

Forse quello che accade quando una ti persona parla senza maschere, senza urla, senza la "mente", con la propria consapevolezza, è la semplice messa in atto della più potente arma di persuasione e di armonia esistente al mondo: l'esempio.

Quando ti trovi di fronte qualcuno che è ferito, che soffre, che affronta però dolore e ferite con consapevolezza, accettazione e senza picchi emotivi, non ti può venire voglia di infierire. Forse perchè sai che prima o poi toccherà anche a te e, quando accadrà, sarà bello avere di fronte qualcuno disarmato quanto te.
Vuoi rispetto dalla persona con la quale litighi, inizia tu a rispettarla.
Vuoi accettazione, accetta tu per primo.
Funziona proprio perchè invece siamo tutti programmati per dare SOLO DOPO aver ricevuto ciò per il quale urliamo.

Per essere sinceri davvero quando si parla con il cuore, però, bisogna che si sia in contatto con sè stessi. E questo non significa sentire le stilettate di rabbia, significa dire "bene, in questo momento sono veramente arrabbiato". C'è differenza.
E non significa neanche inghiottire i sentimenti negativi nel nome dell'apparenza, tra l'altro ci si fa male alla salute!

Parlare col cuore significa, innanzitutto, non tradire sè stessi.

10.6.09

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Yesterday is history,
tomorrow is a mystery,
but today is a gift.
That is why it is called the "present".


Oogway, Kung Fu Panda

7.6.09

On the Edge

Che in questo momento davvero tutto possa succedere (cambio lavoro-cambio casa-anzi non cambio lavoro-vendo casa o l'affitto, un bambino, ecc), sebbene mi faccia paura, è in realtà qualcosa di cui essere riconoscenti.
Quanta gente prova questa sensazione e quanto spesso?
Siete passati di qui in