22.9.09

Il nuovo lavoro\2 – L'accettazione nel gruppo (l’adolescenza non finisce mai)

Arrivi in un gruppo consolidato, tenuto insieme anche da vita vissuta e aneddoti condivisi che tu imparerai a memoria senza averli vissuti. Osservi il gruppo mettendoti nel mindset di doverne analizzare tutte le dinamiche psico-sociali e inizi a pensare nei termini di opinion leader e vicari, squali e delfini, carnefici e capri espiatori. Ti chiedi in quale categoria ricadrai alla fine.

Tutta la tua attenzione è focalizzata sull’entrare in una cerchia che sembra aperta e disponibile ma che in realtà si compatta nel non voler modificare i suoi equilibri e le sue certezze solo perché sei arrivata tu.

Non è cambiato molto dall’adolescenza. 30+ anni per sentirsi insicura e nervosa come una ragazzina. Non ti fai le canne per farti notare però magari prendi 10 caffè e spendi 4 ticket al giorno di pranzo sociale (le principali occasioni di messa in funzione delle dinamiche nonché di scardinamento delle stesse), cerchi di non essere troppo protagonista ma neanche troppo dimessa, non troppo critica ma neanche senza opinioni, collaborativa ma neanche un agnellino sacrificale. Una faticaccia trovare sempre la sfumatura giusta che ti eviterà di essere catalogata come una in qualche modo agli estremi del gruppo, l’individualista che gioca da sola oppure la qualunquista che scompare nel gruppo.

21.9.09

Il nuovo lavoro\1 – Che culo

Inizio ad abituarmi alla nuova vita, qualche contraccolpo c’è, ovvio, ma niente di davvero condizionante. Mi piace però l’idea di documentare la nascita e lo sviluppo di una nuova me, perché quando si cambia lavoro si cambia anche un po’ identità. La nuova me in realtà scalciava già da qualche mese, come se un bruco si posso ribellare suo bozzolo anzitempo. E’ stata la stessa nascente Anna ha decidere che il posto che le si proponeva era probabilmente uno spazio fertile dove evolvere in tutte le sue potenzialità.

7.9.09

Aaaaah....le vecchie abitudini

2 mesi che non scrivo, d-u-e!
A volte non scrivo perchè non ho niente da dire. In questo caso ho il problema opposto. Davvero ci ho pensato un sacco di volte al riprendere ma...

Avrei almeno 3 altri corollari dimissioni di cui scrivere: l'ultimo stranissimo giorno con gli scatoloni in mano, l'emozione lacrimosa dei miei colleghi ma non la mia, i saluti stronzi della dirigenza, nemmeno l'ipocrisia di un "in bocca al lupo" o un "grazie di tutto", promesse di soldi ovviamente non arrivati, la festa di addio con orologio-ricordo, il distacco che fatico ancora ad avere verso certi ricordi, le 5 settimane di ferie a noia zero.

Avrei poi da raccontare l'ennesima sfiga immobiliare, che a ben guardare era probabilmente il destino mascherato da fatalità. Una casa non scelta da me, per motivi tutto sommato indipendenti da me, dove sarei andata ad abitare, sebbene con amore, per assecondare un bisogno individuale non mio, che avrebbe forse intaccato la serenità della mia vita di coppia come aveva già subdolamente fatto negli ultimi 6 mesi ma che alla fine ha pensato bene di togliersi di mezzo, seppur con gli ennesimi strascichi legali (quelli nell'intimità sono stati brillantemente risolti invece).

E poi la mia NuovaVita. Un lavoro tutto nuovo e scintillante in un ambiente sorridente, umano, stimolante. Una scelta di priorità anacronistiche, forse, a 32 anni: investire nella propria professione, anzichè nel proprio utero. Un drastico cambio di ritmi fisici e mentali che, rielaborato nei miei sogni, sta intaccando -in meglio- la percezione stessa che ho di me.

Felice, comunque.
Siete passati di qui in