15.12.08

Conviventi (anche noi)

Convivo. Conviviamo.

Ripeto queste parole a me stessa da qualche giorno e cerco di sentire che gusto hanno per me che sono al secondo assaggio. Dolce e abbastanza inedito, direi.
Niente a che vedere con la prima, e questo è bene e anche male allo stesso tempo.
Certo, di ingenuità sull'argomento non ce n'è più traccia. D'altro canto stavolta c'è tanta consapevolezza, che a volte sembra solo un contentino, scarto di elaborazione di un fallimento, danno collaterale, ma che ora so apprezzare (niente alibi per il cinismo però).

Ovvio che cambia tutto. Mica come le ultime tre settimane passate a spostarsi tra 3 case diverse a prendere pacchi di vestiti, biscotti e tisane al microonde, cavoli ho lasciato il portatile a casa tua, e abbiamo solo un paio di lenzuola, e mangiamo al Mac (dopo una lezione di yoga) perchè essendo la cucina ancora smontata in garage l'unica alternativa è il cibo industrial-borghese di provincia.

Lui però l'ha capito che stavo provando a fare la furba. Parliamo al plurale però un solo mazzo di chiavi e sempre nella mia borsa. Salvare le apparenze ed evitare di usare certi paroloni, che tanto precari ci sentiamo comunque, che conviviamo davvero o che giochiamo a farlo, come i bambini che attraverso il gioco esorcizzano le situazioni da adulti.

Ha chiesto chiarezza, e io ho capito che andava fatto un saltino al di là della paura che mi fanno certi vocaboli, per vedere che, tanto, ne stavamo già comunque vivendo il significato.

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